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Rassegna di Cinema e Architettura | 27 giugno – 25 luglio 2019, Abbazia di Valserena Parma

Wild Cities è il titolo dell’edizione 2019 che si tiene nella suggestiva corte dell’Abbazia di Valserena e che propone cinque proiezioni dedicate alla città contemporanea e alle sue trasformazioni

Rassegna di Cinema e Architettura | 27 giugno – 25 luglio 2019, Abbazia di Valserena Parma
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Giovedì 27 giugno 2019 si apre una nuova edizione di Cinema in Abbazia, la rassegna cinematografica organizzata da CSAC Università di Parma e Ordine degli Architetti PPC di Parma, con la collaborazione dell’Associazione Sequence, il patrocinio del Comune di Parma e il sostegno di Impresa Allodi, Bucci Spa e Fondazione MonteParma.

Wild Cities è il titolo dell’edizione 2019 che si tiene nella suggestiva corte dell’Abbazia di Valserena e che propone cinque proiezioni dedicate alla città contemporanea e alle sue trasformazioni, a partire da punti di vista singolari. I film sono stati selezionati con la consulenza di Silvio Grasselli, dottore di ricerca in Cinema, membro del comitato di selezione e curatore del Festival dei Popoli (Firenze), vicedirettore di DocSS – Festival internazionale del cinema urbano (Sassari). La rassegna è a cura di Cecilia Merighi e Daniele Pezzali per Ordine Architetti PPC di Parma, Sara Martin per CSAC Università di Parma, Stefano Cattini e Sara Antolotti per Associazione Sequence.

La città non è un luogo semplice, la città non è semplicemente un luogo. Universo culturale, archivio di memorie e di racconti, spazio delle relazioni, cassa di risonanza e laboratorio del tempo che scorre, la città è l’orizzonte prediletto dal cinema, il contesto che l’ha originato e la forma di pensiero che ancora lo alimenta. Cinque incontri declinano cinque prospettive, punti di vista, idee e trasfigurazioni che dall’urbano partono e all’urbano ritornano in un movimento perpetuo tra natura e cultura, tra la vita civilizzata e la bruta sopravvivenza, tra la narrazione ordinata e l’immaginazione selvaggia. Tra organico e inorganico, passato e futuro, tra l’essere umano e il suo habitat.

Cinque incontri che scelgono il documentario come prospettiva d’elezione, come approccio rigoroso d’osservazione e stile libero del racconto e che, in cinque diverse direzioni, registrano la febbricitante vitalità di una rete di significati e di esperienze che non smette di accelerare nella sua rapida espansione verso un futuro sempre più presente.

  • In continuità con l’edizione dello scorso anno, che ottenne un grande successo di pubblico, nel primo appuntamento di giovedì 27 giugno la rassegna inizierà con le proiezioni di Homo Urbanus Tokyoitus e Homo Urbanus Neapolitanus, di Ila Bêka e Louise Lemoine (2018), due film parte del progetto di ricerca a lungo termine Homo Urbanus girato in 7 diverse città del mondo, Seoul, Bogotà, Napoli, San Pietroburgo, Rabat, Kyoto e Tokyo. Nato come commissione artistica per la biennale Agora di Bordeaux sul tema dei paesaggi in movimento, questi video ci mostrano la città attraverso un approccio spontaneo e soggettivo, per tradurre nel modo più fedele possibile la sensazione della loro costante natura in movimento: il paesaggio umano. Presentati in una dinamica comparativa su diversi temi, i video ci permettono di percepire ciascuno dei contesti urbani come un laboratorio sperimentale, locale e unico che risponde alla stessa sfida globale di come viviamo tutti insieme.

  • Secondo appuntamento giovedì 4 luglio con Wild Plants (2016) di Nicolas Humbert, prima italiana. La conoscenza sul potere delle piante e sull’arte del giardinaggio non è finita con il processo di urbanizzazione. La conoscenza tradizionale è connessa a nuove idee e progetti nuovi. Come l’humus essi trasformano il vecchio in nuovo. Questo film è uno specchio sfaccettato che sceglie punti di vista diversi per illustrare la nostra relazione con la natura selvaggia. È un’avventurosa esplorazione che ci mette in contatto con diversi rappresentanti di un movimento mondiale: i “giardinieri urbani” nella Detroit postindustriale; il filosofo nativo americano Milo Yellow Hair e l’uso cerimoniale delle piante nella riserva di Pine Ridge; il leggendario “giardiniere guerrigliero” di Zurigo Maurice Maggi, che ha cambiato il volto della città con il suo lavoro lungo molti anni; infine la cooperativa di “innovative farming” a Ginevra.

  • Si prosegue giovedì 11 luglio con Rabot (2017) di Christina Vandekerckhove. Un enorme edificio di case popolari sul punto di essere demolito. Ci si ritrovano quelli in cerca di una via di scampo dalla miseria e altri incapaci di trovare una casa altrove. In questa piccola comunità-grattacielo l’indifferenza regna sovrana. Sia l’edificio che i residenti devono scomparire, segnando la fine di una stagione turbolenta. Seguiamo molti degli abitanti durante i loro ultimi mesi dentro l’alta torre di alloggi popolari, in un racconto sull’amore, la solitudine, la povertà nel cuore della società occidentale.

  • Giovedì 18 luglio si terrà la prima proiezione italiana di Sous la douche le ciel (2018) di Effi e Amir. A Bruxelles un gruppo di cittadini si imbarca in un’avventura di cinque anni attraverso la ricerca, l’acquisto e la ristrutturazione di una sede che possa ospitare un presidio sanitario utile a restituire dignità agli abitanti più vulnerabili e a risollevare i loro animi. Nel confronto che nasce con la realtà politica della città, l’impresa si sviluppa inanellando imprevisti picchi di suspense. Il film racconta questa lotta, il lungo e tortuoso percorso che va da un’idea alla sua realizzazione pratica, celebrando l’immaginazione come motore di un’iniziativa dei cittadini contrapposta alla pallida ignavia della politica e ai suoi angusti orizzonti.

  • Chiude la rassegna giovedì 25 luglio Les plages d’Agnès di Agnès Varda (2008), un omaggio a una grande maestra della Nouvelle Vague – e non solo – scomparsa quest’anno, attraverso un film-documentario che è un viaggio molteplice nella sua vita e nel suo cinema attraverso le spiagge del titolo, che ben presto si trasformano tuttavia in altrettante città (Bruxelles, Sète, Parigi, Los Angeles), che costellano l’esistenza della cineasta e quella dei suoi film, mostrando quello che è stato il suo insegnamento artistico fondamentale: esplorare e rappresentare il rapporto tra umanità e spazio circostante. Un modo per riscoprire o avvicinarsi per la prima volta a una figura fondamentale del cinema mondiale.

Tutte le proiezioni, in lingua originale con sottotitoli in italiano, si terranno alle ore 21 e saranno accompagnate e arricchite dalla presenza di registi ed esperti.

Dalle ore 20 alle 21 nelle serate del 4, 11, 18 e 25 luglio sarà inoltre possibile visitare la mostra Nuove figure in un interno, allestita nella Sala delle Colonne all’interno dell’Abbazia, in cui verrà proiettata una selezione di cortometraggi sul tema, alcuni dei quali realizzati all’interno del Corso di Alta Formazione in Cinema Documentario e Sperimentale organizzato dall’Università di Parma con la Cineteca di Bologna, a ingresso gratuito per chi acquista il biglietto del cinema.

Giovedì 27 giugno 2019 si apre una nuova edizione di Cinema in Abbazia, la rassegna cinematografica organizzata da CSAC Università di Parma e Ordine degli Architetti PPC di Parma, con la collaborazione dell’Associazione Sequence, il patrocinio del Comune di Parma e il sostegno di Impresa Allodi, Bucci Spa e Fondazione MonteParma. Wild Cities è il titolo dell’edizione 2019 che si tiene nella suggestiva corte dell’Abbazia di Valserena e che propone cinque proiezioni dedicate alla città contemporanea e alle sue trasformazioni, a partire da punti di vista singolari. I film sono stati selezionati con la consulenza di Silvio Grasselli, dottore di ricerca in Cinema, membro del comitato di selezione e curatore del Festival dei Popoli (Firenze), vicedirettore di DocSS – Festival internazionale del cinema urbano (Sassari). La rassegna è a cura di Cecilia Merighi e Daniele Pezzali per Ordine Architetti PPC di Parma, Sara Martin per CSAC Università di Parma, Stefano Cattini e Sara Antolotti per Associazione Sequence. La città non è un luogo semplice, la città non è semplicemente un luogo. Universo culturale, archivio di memorie e di racconti, spazio delle relazioni, cassa di risonanza e laboratorio del tempo che scorre, la città è l’orizzonte prediletto dal cinema, il contesto che l’ha originato e la forma di pensiero che ancora lo alimenta. Cinque incontri declinano cinque prospettive, punti di vista, idee e trasfigurazioni che dall’urbano partono e all’urbano ritornano in un movimento perpetuo tra natura e cultura, tra la vita civilizzata e la bruta sopravvivenza, tra la narrazione ordinata e l’immaginazione selvaggia. Tra organico e inorganico, passato e futuro, tra l’essere umano e il suo habitat. Cinque incontri che scelgono il documentario come prospettiva d’elezione, come approccio rigoroso d’osservazione e stile libero del racconto e che, in cinque diverse direzioni, registrano la febbricitante vitalità di una rete di significati e di esperienze che non smette di accelerare nella sua rapida espansione verso un futuro sempre più presente. In continuità con l’edizione dello scorso anno, che ottenne un grande successo di pubblico, nel primo appuntamento di giovedì 27 giugno la rassegna inizierà con le proiezioni di Homo Urbanus Tokyoitus e Homo Urbanus Neapolitanus, di Ila Bêka e Louise Lemoine (2018), due film parte del progetto di ricerca a lungo termine Homo Urbanus girato in 7 diverse città del mondo, Seoul, Bogotà, Napoli, San Pietroburgo, Rabat, Kyoto e Tokyo. Nato come commissione artistica per la biennale Agora di Bordeaux sul tema dei paesaggi in movimento, questi video ci mostrano la città attraverso un approccio spontaneo e soggettivo, per tradurre nel modo più fedele possibile la sensazione della loro costante natura in movimento: il paesaggio umano. Presentati in una dinamica comparativa su diversi temi, i video ci permettono di percepire ciascuno dei contesti urbani come un laboratorio sperimentale, locale e unico che risponde alla stessa sfida globale di come viviamo tutti insieme. Secondo appuntamento giovedì 4 luglio con Wild Plants (2016) di Nicolas Humbert, prima italiana. La conoscenza sul potere delle piante e sull’arte del giardinaggio non è finita con il processo di urbanizzazione. La conoscenza tradizionale è connessa a nuove idee e progetti nuovi. Come l’humus essi trasformano il vecchio in nuovo. Questo film è uno specchio sfaccettato che sceglie punti di vista diversi per illustrare la nostra relazione con la natura selvaggia. È un’avventurosa esplorazione che ci mette in contatto con diversi rappresentanti di un movimento mondiale: i “giardinieri urbani” nella Detroit postindustriale; il filosofo nativo americano Milo Yellow Hair e l’uso cerimoniale delle piante nella riserva di Pine Ridge; il leggendario “giardiniere guerrigliero” di Zurigo Maurice Maggi, che ha cambiato il volto della città con il suo lavoro lungo molti anni; infine la cooperativa di “innovative farming” a Ginevra. Si prosegue giovedì 11 luglio con Rabot (2017) di Christina Vandekerckhove. Un enorme edificio di case popolari sul punto di essere demolito. Ci si ritrovano quelli in cerca di una via di scampo dalla miseria e altri incapaci di trovare una casa altrove. In questa piccola comunità-grattacielo l’indifferenza regna sovrana. Sia l’edificio che i residenti devono scomparire, segnando la fine di una stagione turbolenta. Seguiamo molti degli abitanti durante i loro ultimi mesi dentro l’alta torre di alloggi popolari, in un racconto sull’amore, la solitudine, la povertà nel cuore della società occidentale. Giovedì 18 luglio si terrà la prima proiezione italiana di Sous la douche le ciel (2018) di Effi e Amir. A Bruxelles un gruppo di cittadini si imbarca in un’avventura di cinque anni attraverso la ricerca, l’acquisto e la ristrutturazione di una sede che possa ospitare un presidio sanitario utile a restituire dignità agli abitanti più vulnerabili e a risollevare i loro animi. Nel confronto che nasce con la realtà politica della città, l’impresa si sviluppa inanellando imprevisti picchi di suspense. Il film racconta questa lotta, il lungo e tortuoso percorso che va da un’idea alla sua realizzazione pratica, celebrando l’immaginazione come motore di un’iniziativa dei cittadini contrapposta alla pallida ignavia della politica e ai suoi angusti orizzonti. Chiude la rassegna giovedì 25 luglio Les plages d'Agnès di Agnès Varda (2008), un omaggio a una grande maestra della Nouvelle Vague - e non solo - scomparsa quest'anno, attraverso un film-documentario che è un viaggio molteplice nella sua vita e nel suo cinema attraverso le spiagge del titolo, che ben presto si trasformano tuttavia in altrettante città (Bruxelles, Sète, Parigi, Los Angeles), che costellano l'esistenza della cineasta e quella dei suoi film, mostrando quello che è stato il suo insegnamento artistico fondamentale: esplorare e rappresentare il rapporto tra umanità e spazio circostante. Un modo per riscoprire o avvicinarsi per la prima volta a una figura fondamentale del cinema mondiale.   Tutte le proiezioni, in lingua originale con sottotitoli in italiano, si terranno alle ore 21 e saranno accompagnate e arricchite dalla presenza di registi ed esperti. Dalle ore 20 alle 21 nelle serate del 4, 11, 18 e 25 luglio sarà inoltre possibile visitare la mostra Nuove figure in un interno, allestita nella Sala delle Colonne all’interno dell’Abbazia, in cui verrà proiettata una selezione di cortometraggi sul tema, alcuni dei quali realizzati all’interno del Corso di Alta Formazione in Cinema Documentario e Sperimentale organizzato dall’Università di Parma con la Cineteca di Bologna, a ingresso gratuito per chi acquista il biglietto del cinema.

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