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Ambiente

Open Call per 5 case sugli alberi: ecco i nomi dei vincitori

Ternifestival: cinque progetti per cinque case sugli alberi. Le residenze artistiche di

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La open call per la realizzazione di 5 case sugli alberi lanciata da Ternifestival lo scorso giugno per realizzare residenze temporanee per artisti ha individuato, nelle proposte avanzate da architetti di tutta Europa, i suoi progetti vincitori.

Le residenze artistiche di “Foresta”, progetto innovativo di Ternifestival 2016, saranno autocostruite dai progettisti sulle piante di tiglio che adornano il viale del Caos – Centro arti opificio Siri di Terni. La costruzione si svolgerà tra il 27 agosto e il 10 settembre e saranno abitate dagli artisti durante il Terni Festival, che si svolgerà dal 16 al 25 settembre 2016. I cinque vincitori sono stati Equalogical Lab, Jacob Dench – Dario Sanchez e Chris Pugsley, Zapoi, Falegnameria Fa.Sa. e Simone Picano – Valeria Poggiani – Mauro Poggiani. Gli artisti inquilini, invece, saranno Expodium// Friso Wiersum (Paesi Bassi), Michele Di Stefano (Italia), Veridiana Zurita (Brasile) e Christophe Meierhans (Svizzera).

Equalogical Lab è un gruppo di lavoro italiano nato nel giugno del 2011, con l’intenzione di continuare a portare avanti gli studi e gli esperimenti progettuali e culturali iniziati nel 2004 all’interno del DIS (Dipartimento di Strutture) della Facoltà di Architettura dell’Università di RomaTre. Negli anni tante persone hanno partecipato alle diverse attività organizzate, trasformando Equalogical Lab in una piattaforma aperta alla partecipazione di tutti coloro che sono interessati a sperimentare tecnologie bio-ispirate per la costruzione di una cultura architettonica sostenibile.

Jacob Dench, architectural designer e Dario Sanchez . Gruppo di lavoro neozelandese, si compone di due giovani poco più che ventenni, Jacob Dench, architectural designer e Dario Sanchez, appassionato di biologia e di Chris Pugsley, veterano ecologista ambientale. Il concept si basa sull’idea di Ottavia, una città-ragnatela, con un precipizio in mezzo a due montagne scoscese, dove la città è il vuoto, legata alle due creste con funi, catene e passerelle. Si cammina su traversine di legno o ci si aggrappa a maglie di canapa. La rete serve da passaggio e da sostegno, mentre tutto il resto è appeso sotto: scale di corda, amache, case fatte a sacco, attaccapanni, terrazze, lampadari, in un vita sospesa che è meno incerta che in altre città. La casa stessa ricorda un sistema vivibile inserito in una struttura di ragnatela.

 La Falegnameria Fa.Sa., in cui lavorano Piero Palazzo, Francesco Fanelli e Saverio Fanelli) nasce a Campobasso nel 1993, dalla passione per la lavorazione del legno. L’attività all’inizio artigianale cresce nel corso degli anni e comincia ad operare nel campo dell’ edilizia con piccole strutture in legno, si dedica inoltre all’arredamento di case mobili dallo stile dinamico e moderno. Con questi prodotti l’attività continua ad espandersi e comincia ad allargare i propri orizzonti anche fuori regione. Nei lavori dell’azienda si concretizzano sempre concetti fondamentali di innovazione attraverso l’utilizzo di moderne tecnologie, senza mettere da parte la tradizione. La casa è di forma quasi sferica, in una forma che deriva da un solido che approssima la sfera.

Il collettivo è formato da due giovani architetti, Simone Picano di 28 anni che vive e lavora a Roma e Valeria Poggiani, 30 anni, ternana e Mauro Poggiani, operaio ternano in pensione. Il concept ricorda un nido ed è costituito da un semplice rivestimento formato da decine di funi annodate attorno ai rami con un metodo molto semplice, senza utilizzo di chiodi o colle, che permette di racchiudere e rendere intimo lo spazio in parte già disegnato a pochi metri dal terreno. Un vero e proprio nido che prende vita dal tronco e si sviluppa fino ad un’altezza utile e sicura per chi lo vivrà. Per una maggiore stabilità alcuni elementi sono stati però pensati con parti di irrigidimento lignei.

 Il gruppo italiano Zapoi, con membri provenienti dalla Campania, si è formato nel 2014 e riunisce architetti, grafici e artigiani. Il programma del gruppo si sviluppa su due livelli, ricerca e azione, intendendo l’architettura come uno strumento utile al servizio della collettività per comprendere e incidere sulle dinamiche urbane. Nei progetti sperimentali, notevole importanza assume lo scambio interdisciplinare con l’arte e l’artigianato e la libera partecipazione delle persone. Il concept ricorda, come una lucciola, un punto luminoso nell’oscurità della natura, la cui corazza di coleottero si scorge solo alla luce del giorno, tra i rami. Così questa casa, che di giorno appare solida nella sua struttura di pilastri e travi a vista, di notte diventa solo luce, diventando così un punto di riferimento nel buio della natura. Il sistema costruttivo è molto semplice, basato su un nodo, e la struttura si presenta completamente autoportante, dove l’albero non assolve ad alcuna funzione strutturale, pur risultando intrecciato con essa.

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