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Attualità

Tolleranza in architettura e archeologia delle migrazioni, le parole con cui si chiude la mostra sul Memoriale di Lampedusa

Si conclude al Museo Nazionale di Ravenna la mostra “Vincenzo Latina. Una costellazione in terra - Il memoriale delle vittime del naufragio del 3 ottobre 2013 a Lampedusa”, con finissage in programma venerdì 3 ottobre alle ore 17.

Tolleranza in architettura e archeologia delle migrazioni, le parole con cui si chiude la mostra sul Memoriale di Lampedusa
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A Ravenna giunge alla conclusione la mostra “Vincenzo Latina. Una costellazione in terra – Il memoriale delle vittime del naufragio del 3 ottobre 2013 a Lampedusa” al Museo Nazionale di Ravenna, con il finissage venerdì 3 ottobre, alle ore 17. Nella Sala del Refettorio del Museo il pubblico potrà ascoltare Francesca Anichini, docente di archeologia moderna e contemporanea, con un intervento di grande attualità su come lo studio degli oggetti ritrovati possa aiutare a far emergere dall’oblio le storie dei migranti; e Vincenzo Latina, autore del progetto di riqualificazione della cava di Lampedusa, “teatro” tragico delle migrazioni di popoli, ma anche simbolo di un’umanità in cerca di speranza, in una lezione che parla di architettura e tolleranza.

L’intervento di Francesca Anichini prenderà avvio proprio da Lampedusa e dal suo progetto di ricerca sull’isola. Se Latina ha definito questa cava un “luogo parlante”, Anichini sostiene che a Lampedusa, primo approdo d’Europa per i migranti, è la materia a raccontare. In contrasto con l’assenza delle persone alle quali non è data voce, né nome, né volto, le tracce materiali raccolte sull’isola raccontano una narrazione diversa da quella entro la quale siamo quotidianamente immersi, che le considera rifiuti. Gli oggetti ma anche i paesaggi, letti archeologicamente nella loro materialità, offrono un nuovo sguardo sulle dinamiche connesse ai viaggi migratori nel Mediterraneo Centrale. Tracce che instaurano relazioni con l’isola e la sua comunità, in forme tangibili e intangibili. Un’archeologia del presente chiamata a lavorare nella criticità di un contesto dove contro narrare diventa atto politico, al di là dei confini dell’isola; un’archeologia che prova a opporre resistenza alla condizione silenziata nella quale viene mantenuta la memoria di ogni persona migrante.

Introducendo il suo progetto di recupero della cava di Lampedusa, narrato all’interno della mostra, ancora visitabile, Vincenzo Latina spiegherà quindi che l’architetto opera come il traduttore letterario: il testo da interpretare si compone di città, territorio, edifici preesistenti in cui inserire innesti, tra alterità e capacità di adattamento. L’architettura, sostiene Latina, non è mai neutra: ogni intervento ne modifica la scrittura, la sintassi, senza alterarne il senso. L’architettura, come la letteratura, la sceneggiatura, la cinematografia, l’arte, si avvale di “ri-costruzioni” e tesse continue relazioni. La tolleranza non è solo nella comunità delle persone, ma anche nell’architettura, per esempio nei materiali che molte volte non vogliono stare insieme, o tra loro non hanno nessuna attinenza. Come il vetro e il legno, o la pietra, l’acciaio e il cemento armato. È l’ingegno dell’uomo a farli convivere, grazie ad alcuni strumenti che facilitano il dialogo alla tolleranza, come la geometria, la matematica, la fisica, la chimica, lo studio dei fenomeni naturali e il pensiero speculativo. Così la tolleranza fa sì che gli errori sommati nel corso delle lavorazioni possano essere assorbiti.

La mostra è promossa da Ravenna Festival e dall’Istituto Nazionale di Architettura-Sezione Emilia-Romagna, in collaborazione con i Musei nazionali di Ravenna e l’Ordine degli Architetti PPC di Ravenna, con il patrocinio del Comune di Lampedusa e Linosa e il contributo di Botticino Stone District e Rotary Club Valle Sabbia Centenario.

A cura di Gioia Gattamorta, Presidente di IN/Arch Emilia-Romagna, l’esposizione racconta la riqualificazione che Vincenzo Latina ha compiuto all’interno della cava tra Punta Sottile e Cala Francese sull’isola di Lampedusa, un’area degradata, negli anni ridotta a discarica, che l’architetto ha trasformato in teatro collettivo delle migrazioni, delle aspirazioni e delle tragedie, ma anche in una piazza delle culture che celebra l’incontro tra i popoli. Fotografie, video e “reperti” guidano il pubblico alla scoperta del progetto di “risanamento” voluto per commemorare la tragedia che coinvolse 368 persone, bambini, donne e uomini, che persero la vita in un naufragio a mezzo miglio dalla costa dell’isola il 3 ottobre 2013.

Programma del finissage, venerdì 3 ottobre 2025, ore 17

  • Saluti istituzionali
  • Andrea Sardo, direttore dei Musei nazionali di Ravenna
  • Fabio Sbaraglia, assessore con deleghe a Politiche Culturali e Multiculturalità
  • Presentazione
  • Luca Frontali, presidente dell’Ordine degli Architetti PPC di Ravenna
  • Interventi
  • Vincenzo Latina, “La tolleranza in Architettura non è l’Architettura della tolleranza”
  • Francesca Anichini, “Al confine della materia. Lettura archeologica di dinamiche migratorie”

Vincenza Latina è professore associato di Progettazione Architettonica e Urbana presso l’Università degli Studi di Catania, è stato docente alla Scuola di Architettura di Mendrisio, Università della Svizzera italiana. Autore di numerose pubblicazioni, architetto di fama internazionale, vincitore di numerosi premi tra cui la Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana 2012 e il Premio Architetto Italiano 2015. È autore di pregevoli innesti di architettura contemporanea nei tessuti urbani antichi che gli hanno valso riconoscimenti nazionali ed internazionali per aver coniugato il restauro ambientale, la riqualificazione urbana, la valorizzazione socioculturale e quella economica, tra cui il celebre Padiglione di accesso agli scavi dell’Artemision sull’isola di Ortigia a Siracusa.

Francesca Anichini è docente di Archeologia Moderna e Contemporanea presso l’Università di Pisa. Archeologa da campo (e non), project & communication manager, appassionata di questioni metodologiche, votata alla filosofia Open e innamorata dell’archeologia dell’età contemporanea. Francesca è tra i fondatori del MAPPALab, dove lavora dal 2010, e tra gli ideatori e sviluppatori dei progetti MAPPA, ArchAIDE, MAGOH e del MOD (MAPPA Open Archaeological archive). Insegna Archeologia Moderna e Contemporanea e Archeologia, comunicazione e progettazione europea presso l’Università di Pisa. È uno degli editor della rivista ArcheoLogica Data. Ha al suo attivo molte pubblicazioni scientifiche, tra cui recentemente Tracce in movimento. Archeologia delle migrazioni contemporanee a Lampedusa (All’Insegna del Giglio, 2024).

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