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Architettura Polimi: storia di un orgoglio italiano

Storia, protagonisti, e origini della facoltà d’architettura Polimi. Quando nasce lo studio dell’architettura a Milano?

Architettura Polimi: storia di un orgoglio italiano
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I primi riferimento alla professione di architetto a Milano e in Lombardia e quindi, in una certa misura, alla futura facoltà d’architettura del Polimi possono essere fatti risalire al Medioevo, quando con un decreto di Lodovico il Moro si stabili una netta definizione e distinzione tra “magistri fabrorum“, ingegneri e architetti e i “periti aestimatores“, geometri, fissando per questi ultimi una tariffa meno elevata.

In questo articolo:

  1. Principi alla base della facoltà d’architettura del Politecnico.
  2. Organizzazione e struttura degli studi d’Architettura del Polimi.
  3. Evoluzione degli studi in architettura del Polimi.
  4. Architettura Polimi: il boom.
  5. I perché di un successo.
  6. Sei un architetto? Per lavorare al meglio devi costantemente aggiornare le tue competenze architetti?

Storia, protagonisti, e origini della facoltà d’architettura Polimi. Quando nasce lo studio dell’architettura a Milano?

Il Politecnico e la sua rinomata facoltà d’architettura trovano fondamento e ispirazione nel clima culturale e industriale che si comincia a respirare a Milano e in Lombardia a partire dagli anni trenta dell’ottocento.

A spingere sullo sviluppo del settore sono in particolare gli intellettuali che considerano l’intelligenza e l’intraprendenza imprenditoriale come uno dei grandi valori del mondo.

In questo contesto, il 29 novembre 1863 Francesco Brioschi, uomo politico, ex rettore dell’Università di Pavia e segretario generale del Ministero della Pubblica Istruzione, pone il seme del primo Politecnico d’Italia.

Principi alla base della facoltà d’architettura del Politecnico.

Alla base della formazione tecnica del politecnico, secondo i dettami dello stesso Brioschi, troviamo l’impostazione accademica dei grandi politecnici tedeschi e svizzeri. Obiettivo del futuro Polimi è fin da subito la promozione di una cultura tecnico scientifica imperniata sulla specializzazione, competenze che nelle menti dei fondatori avrebbero contribuito allo sviluppo del Paese.

Organizzazione e struttura degli studi d’Architettura del Polimi.

Il primo periodo di vita del Politecnico si caratterizza per un singolo triennio formativo e per due indirizzi di studio. Un percorso di studio in Ingegneria Civile e Industriale.

L’istituto nel 1865, per iniziativa di Camillo Boito e attraverso l’interazione con l’Accademia di Belle Arti di Brera, si arricchisce della Scuola per Architetti e nel 1875 si completa con la Scuola preparatoria biennale.

Caratteristica della scuola è l’estrema severità e la rigidità del percorso di studi. Gli studenti per presto ribattezzano l’istituto come “Asilo Brioschi”. All’asilo milanese, la frequenza è obbligatoria dal lunedi al sabato pomeriggio e le assenze devono essere tutte giustificate dai genitori o dal medico la cui firma deve essere autenticata dal sindaco del paese di residenza.

Evoluzione degli studi in architettura del Polimi.

Il primo anno si contano poco più di trenta studenti e sette uditori. Il 1865 arrivano anche i primi laureati, ben 25, Nei decenni successivi gli iscritti crescono esponenzialmente con l’importanza che va acquisendo l’istituto.

Nel 1888 si iscrive la prima donna, Tatiana Wedenison, nel 1913 arriva invece la prima laureata donna Gaetanina Calvi in ingegneria civile, mentre in architettura le prime donne laureate al “polimi” sono nel 1928 Carla Maria Bassi e Elvira Morassi.

Architettura Polimi: il boom.

Nonostante una costante crescita e un continuo evolversi del Polimi, il vero boom può essere datato negli anni 60 del 900, quando attorno al 1965 la crescita delle iscritte donne in architettura diventa importante, fino ad arrivare agli anni 90 dove più della metà delle iscritte è di sesso femminile.

I perché di un successo.

Chi visita i locali e le aule della facoltà d’architettura del Polimi vive un esperienza simile a quella che può essere vissuta nei grandi e famosi campus universitari americani. L’aria che si respira, in particolare nella sede della Bovisa, è ricca di stimoli e le occasioni di collaborazione cosi come i progetti di startup si susseguono a un ritmo quasi vertiginoso.

Eppure ci troviamo in Italia, all’interno di un’università pubblica che non ha, neppure lontanamente, le opportunità di accedere ai grandi finanziamenti che contraddistinguono la formazioni universitaria americana, ma che nonostante ciò garantisce al 98% dei suoi studenti, ad appena un anno dalla laurea un posto di lavoro a tempo indeterminato.

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