Cosa sono gli Spazi residuali? Analisi degli Architetti di Torino
Da anni stiamo assistendo a un progressivo abbandono del costruito nelle città, spesso ereditato dal passato industriale dei centri urbani, che oggi definiamo spazi residuali.
Cosa sono gli Spazi residuali? Ma cosa sono di preciso gli spazi residuali? A quali esigenze possono rispondere? E quali sono le strategie di pianificazione e progettazione che meglio rispondono alla trasformazione di questi spazi?
Abbiamo trovato risposta a queste domande nel libro Spazi residuali. La vegetazione nei processi di rigenerazione urbana di Alessandro Gabbianelli, architetto, Ricercatore in Architettura del paesaggio presso il Politecnico di Torino e docente del corso che vi proponiamo.
Stiamo parlando di luoghi la cui complessità è tanto evidente da emergere dalle innumerevoli definizioni che, a fatica, cercano di cristallizzarne l’identità: terrain vague, spazi in-between, waste land e così via.
Un tempo identificati come luoghi di puro degrado perché non più connessi alle sfere economiche e produttive delle città, oggi gli spazi residuali vedono riscattare la propria immagine passando da luoghi inattivi e inutili a potenziali risorse per la collettività; spazi inseriti all’interno dei processi della vita contemporanea e capaci di innescare sul territorio urbano nuove modificazioni spaziali, sociali, economiche e ambientali.
Processi nei quali l’uso di materiale vegetale come alberi, arbusti ed erbacee può e deve avere un ruolo chiave: “si ipotizza un nuovo utilizzo degli spazi residuali che, attraverso l’uso della vegetazione come materiale urbano, diventano spazi strutturanti la città” racconta Alessandro Gabbianelli, “spazi che creano un nuovo equilibrio tra pieni e vuoti ma anche spazi che offrono ai cittadini la possibilità di ritrovare una vicinanza con i ritmi della natura”, tenendo sempre a mente che gli spazi verdi non devono essere considerati come semplice attrezzatura accessoria, ricreativa o estetica che sia, ma come parte integrante della città.