Conclusa con successo la Rassegna di Architettura all’Arena Borghesi di Faenza
Conclusa la Rassegna cinematografica di Architettura all’Arena Borghesi di Faenza, promossa dall’Ordine degli Architetti di Ravenna in collaborazione con il cineclub Il Raggio Verde

Si è conclusa nei giorni scorsi la Rassegna cinematografica di Architettura all’Arena Borghesi di Faenza, promossa dall’Ordine degli Architetti di Ravenna in collaborazione con il cineclub Il Raggio Verde. L’edizione 2025 è stata dedicata alla figura dell’architetto nel Novecento, con un affondo sull’intreccio tra dimensione privata e ruolo pubblico, potere, etica e visione progettuale.
Le vicende private e quelle pubbliche dell’architetto nel Novecento sono esplorate nel documentario sulla vita di Ludwig Mies van der Rohe e nel film di finzione The Brutalist, che hanno concluso la Rassegna d’architettura dell’Arena Borghesi a Faenza.
Dopo l’ottima accoglienza riservata al documentario “Le chiavi di una storia – La Comunità dell’Isolotto” di Federico Micali, proiettato nella prima serata, la rassegna è proseguita mercoledì 30 luglio con la proiezione di “Mies van der Rohe – Le linee della vita” di Sabine Gisiger (2023, 90’, V.O. con sottotitoli).






Il documentario, dedicato alla figura di Ludwig Mies van der Rohe (1886–1969), tra i più grandi maestri del Modernismo e autore della celebre espressione “Less is more”, ha mostrato un lato inedito dell’architetto: non solo il progettista visionario, direttore del Bauhaus e della Scuola di Architettura di Chicago, ma anche marito, amante e padre. Grazie a materiale d’archivio inedito, fotografie e testimonianze, la regista ha dato voce alle donne della vita di Mies – la moglie Ada, le figlie Georgia, Manna e Traudel, e l’amante Lilly Reich – raccontando le loro battaglie, fragilità e resilienze in un contesto borghese segnato da trasformazioni sociali, tra emigrazione, silenzi e lotta per l’autodeterminazione. Il film restituisce così un ritratto complesso e umano, lontano dal mito celebrativo del “genio”, e calato nelle contraddizioni del suo tempo.
Venerdì 1° agosto, sempre all’Arena Borghesi, la rassegna si è chiusa con la proiezione del film “The Brutalist” di Brady Corbet (2024, 215’, V.O. con sottotitoli). Il film, acclamato dalla critica internazionale e vincitore di tre premi Oscar (miglior fotografia, miglior attore e miglior colonna sonora originale) e del Leone d’argento per la regia alla Mostra del Cinema di Venezia, racconta la storia dell’architetto ebreo ungherese László Tóth, personaggio fittizio ispirato a figure reali di intellettuali europei perseguitati durante il nazismo.
Interpretato da Adrien Brody, Tóth è un visionario allievo del Bauhaus, costretto a lasciare la propria famiglia e l’Europa devastata dalla guerra per cercare una nuova vita negli Stati Uniti. Lì entra in contatto con un potente mecenate, dando inizio a una relazione ambigua e conflittuale tra ideale artistico e compromesso con il potere, tra il sogno americano e la realtà dell’opportunismo. Il film riflette sulle tensioni tra cultura e profitto, tra eternità delle idee e contingenza della storia.
Attraverso queste due opere – un documentario intimo e un film epico – la rassegna ha saputo offrire uno sguardo profondo e trasversale sulla figura dell’architetto nel Novecento, toccando i temi dell’identità, della migrazione, del potere e della memoria. Pensata per un pubblico ampio, non solo di specialisti, l’iniziativa ha centrato l’obiettivo di rendere l’architettura un terreno di riflessione collettiva, capace di dialogare con la storia, la società e le emozioni.