mercoledì, Dicembre 18, 2024
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Attualità

Professionalità e Rispetto: all’indomani del crollo di ponte Morandi è necessario agire perché fatti del genere non accadano più.

La tragedia è accaduta, ora è fondamentale non perdere la testa, che sembra essere ciò che invece sta accadendo nel nostro paese.

Crollo ponte Morandi: agire perché fatti del genere non accadano più
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All’indomani del crollo di ponte Morandi, con le conseguenti perdite di vite umane e carico di dolore che grava su chi ha perso i propri cari ma anche su tutti noi, è necessario agire perché fatti del genere non accadano più. Sarebbe però folle pensare che, ad esempio, le amministrazioni comunali, se non hanno già sotto controllo lo stato delle infrastrutture di loro competenza, possano mettere in atto un monitoraggio, una stima delle priorità e un preventivo si spesa degli interventi entro il 30 di agosto, così come richiesto da alcuni Provveditorati alle opere pubbliche regionali su impulso del Ministero delle Infrastrutture.

E’ altrettanto folle che si pensi di dare risposta alle richieste di controllo, verifica e messa in sicurezza affidando prestazioni professionali a titolo gratuito come ha inteso fare il Sindaco di Avellino, a cui già hanno molto chiaramente e correttamente risposto l’Ordine degli Architetti di Avellino ed il Consiglio Nazionale Architetti.

Non è il momento di trovare soluzioni semplificatrici: non ce ne sono, va presa coscienza che il patrimonio edilizio ed infrastrutturale, così come il territorio vanno monitorati e manutentati o, in alternativa, va perseguita la demolizione e ricostruzione quando economicamente vantaggiosa nel medio periodo, con idonee risorse professionali, tecniche ed economiche, non si può correre ai ripari velocemente se vi sono alle spalle anni, per le ragioni più svariate, di mancato o insufficiente investimento e intervento.

Non serve imporre scadenze insostenibili per poter dire che, a quel punto la responsabilità è di qualcun’altro, va fatto un programma di verifica serio, con dei fondi, da portare a termine in tempi certi ma tecnicamente possibili, che consentano a chi ne ha la professionalità – e che in base a questo deve essenzialmente essere selezionato e non certo in base al prezzo più basso – di fare le valutazioni del caso; in via cautelativa si proceda piuttosto alla limitazione di carichi e transiti, ciò potrà creare disagio, perdite economiche ma, se necessario, potrebbe salvare vite umane ed incentivare la ricerca delle risorse.

I liberi professionisti tecnici sono da sempre al servizio della collettività con la loro professionalità; essere al servizio significa essere preparati, pronti a rispondere con rapidità e scrupolosa coscienza, non essere disposti a tramutare il lavoro in volontariato in uno stato di emergenza perenne che sembra attanagliare il nostro paese.

Il paese non crolla “perché non abbiamo più ingegneri” come ha scritto ieri Bertolini su Libero, gli ingegneri ci sono, sono molti e pure preparati, ci facessero lavorare, forse le cose andrebbero meglio, invece si chiede non già ad un tecnico della PA pagato 1500 euro al mese, come da lui citato, ma ad un libero professionista di “certificare un viadotto” gratis; se per poter cantierare le opere pubbliche poi non ci volessero tempi lunghi troppo spesso appesantiti da inutili contenziosi nati dalla farraginosità delle norme, qualche passo avanti in più l’avremmo già fatto.

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