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Due Studenti del Politecnico di Milano vincono la ArchiPRIX international 2019

Una visione etica dell’architettura per preservare la memoria e il valore documentario del ghetto di Varsavia - ArchiPRIX international 2019

Due Studenti del Politecnico di Milano – riprogettano - il ghetto di Varsavia
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Sara Pellegrini e Domenico Spagnolo, due studenti della Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni del Politecnico di Milano, hanno vinto un Archiprix International / Hunter Douglas Award 2019 con il progetto “Waliców, fortress of memory. Museum of the present between warsaw’s ghetto ruins”. Loro tutor sono stati i professori Guido Morpurgo e Annalisa de Curtis del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani.

Il progetto è stato selezionato tra 321 progetti di laurea ideati da 407 giovani architetti, architetti paesaggisti e urbanisti, presentati per l’Archiprix International Chile 2019. Una giuria internazionale ha selezionato i 7 progetti vincitori, che hanno in comune la capacità di combinare elementi sociali, politici e contestuali con programmi innovativi, un impegno critico con il discorso e la sobrietà nel processo di progettazione.

Nella zona centrale di Varsavia, sopravvivono alcuni edifici e frammenti del Ghetto Ebraico, creato dai nazisti durante l’occupazione della Polonia. Sono gli ultimi brandelli delle insurrezioni del 1943-1944, prove della resistenza all’annientamento che rischiano di essere definitivamente rimosse sia dalla città che dalla coscienza collettiva europea a causa delle continue trasformazioni urbane in atto. I resti di Varsavia, che furono sistematicamente distrutti dai nazisti e successivamente ricostruiti ex novo, rappresentano un materiale documentario per il progresso del presente, che è consapevole del suo passato, costruito sulla comunicazione e sulla convivenza civile. È un patrimonio che deve essere preservato attraverso un progetto architettonico responsabile.

Questo progetto propone la riabilitazione e l’integrazione critica di un nucleo di tre edifici del primo Novecento sopravvissuti alla devastazione. I tre edifici, situati a Ulica Waliców, insieme alle aree libere lasciate da anni di distruzione bellica, inquadrano in modo eloquente la dimensione della memoria e la profondità documentaria della storia del Ghetto di Varsavia.

Pertanto, la riprogettazione di questa complessa serie di frammenti “invisibili” che appartengono a una vecchia Varsavia, non mira solo a preservare, ma anche a rigenerare questo luogo del ricordo per la realizzazione di un’area di esperienza e ricerca attraverso le arti plastiche e performative, nonché come luogo di documentazione e dibattito sulla divisione urbana del passato e su quelle che ora sorgono nelle città europee.

Il progetto si basa su uno scavo fisico e concettuale nelle fondamenta della città, attivando una forma di “archeologia critica” che rafforza l’identità dei luoghi della memoria e dei loro significati profondi, suggerendo una struttura museale innovativa: un “museo del presente” ideato da un’architettura della responsabilità etica.

La giuria ha premiato il progetto dei nostri studenti perché non si tratta di un memoriale nostalgico. Al contrario, il progetto è programmato per il futuro e delinea la chiara responsabilità dell’architettura. È un progetto intellettualmente maturo che risuona con il presente. Poiché ciò che è accaduto potrebbe accadere di nuovo, oggi o domani, i progettisti adottano una posizione molto chiara sull’etica e sulla forma urbana nel passato e nel futuro.

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