Gli architetti italiani al governo: ecco le criticità della libera professione
Redditi minimi, non continuità del lavoro, procedure in-house attuate da parte degli Enti Loali, il panorama della libera professione è sempre a tinte scure
Federarchitetti S.N.A.L.P. ha scritto, in queste ore al governo per sollecitare l’attenzione su temi irrisolti tipici della libera professione di Architetti e Ingegneri.Temi quali questione dei redditi minimi, la non continuità del lavoro, le procedure in-house attuate da parte degli Enti. Argomenti focali nel dibattito sullo stato della libera professione in Italia, punti ancora irrisolti che frenano lo sviluppo e la crescita di tutto il paese.
“La volontà delle nuove generazioni nella scelta di un’attività autonoma e di una libera professione” hanno affermato in una nota stampa diffusa a tutte le testate italiane “continua ad essere ostacolata da una realtà normativa che determina redditi medi minimi, non favorisce la continuità del lavoro e allontana prospettive pensionistiche, mentre emerge, di contro, la necessità di un ricambio generazionale nelle pubbliche amministrazioni per offrire la possibilità di un nuovo rapporto tra settore pubblico e privato, improntato su regole certe, responsabilità definite ed assenza di percorsi discrezionali che agevolano opportunità di corruzione”
Uno stato della libera professione che il presidente del Cnappc Freyrie ha più volte definito come situazione drammatica, utilizzando anche parole come razzismo e apartheid culturale. Una situazione che avrebbe necessità di un intervento normativo anche da parte delle pubbliche amministrazioni
“ Diventa prioritario per il futuro della libera professione definire il ruolo che la pubblica amministrazione, in particolare con i propri uffici tecnici, deve ricoprire nel sistema strutturale del Paese” continua la nota di Federarchitetti “La stessa P.A. deve predisporre regole e condizioni per un corretto sviluppo dei soggetti operanti nel mercato, senza sostituirsi al privato in improbabili funzioni interne che ne limitano gli spazi minandone ogni necessaria trasparenza. Dualmente, sono da ridurre le procedure in-house condotte da numerosi Enti che, nel controllo del proprio operato producono, nel migliore dei casi, danni economici e culturali, come ampiamente riscontrato, e che, nei contratti integrati del comparto privato, concentrano riconosciuti aspetti negativi”.