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Urbanistica

La riqualificazione urbana parte dalle periferie

Secondo Renzo Piano, una nuova era per la riqualificazione urbana è pronta a partire dalla periferie

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Inaugurato con il ‘manifesto’ di Renzo Piano, il convegno annuale di Italcementi è stato un’occasione per riflettere sulla forte necessita di provvedere ad interventi di riqualificazione urbana

“Rimediare alle slabbrature architettoniche e urbanistiche, economiche e sociali del Paese adottando non più la logica delle grandi opere, ma quella della ricucitura e del rammendo” Questo in sintesi il messaggio  che l’Archistar Renzo Piano ha illustrato nel corso dell’apertura dell’annuale convegno della Fondazione Italcementi, tenutosi il 24 gennaio scorso a Bergamo.

 

Ripartire dalle periferie

Secondo Piano la progettazione e la riqualificazione urbana dovrebbero ripartire dalle periferie.

Le periferie secondo l’archistar genovese “devono essere riqualificate in un’ottica di sostenibilità e di inclusione sociale” . Un manifesto, quello di Piano,che sta alla base anche del progetto Rifo promosso da Italcementi .

Il progetto Rifo è un progetto di riqualificazione urbana che mira al recupero di aree dismesse rimodernando edifici ed infrastrutture obsoleti e sostituendo parte del parco immobiliare con strutture sostenibili in termini di materiali e tecnologie.

Un progetto in linea con i grandi progetti di riqualificazione urbana sviluppati da anni nei paesi del nord Europa , Germania su tutti.

“Le nostre città e il nostro territorio hanno bisogno di grandi interventi di riqualificazione urbana” ha sottolineato invece Giampiero Pesenti, presidente di Italcementi  “Una rinascita che cambi in meglio le realtà urbane, le periferie in particolare, e la vita stessa delle persone che le vivono. È accaduto e accade in molte parti del mondo e dell’Europa: pensiamo a Marsiglia, Berlino, Londra. È quello di cui anche il nostro Paese oggi ha grande bisogno: un’insieme di coraggiose operazioni di recupero di vaste aree inutilizzate, o male utilizzate, che consentano di innescare un circolo virtuoso di sostituzione di quegli edifici che non garantiscono più standard accettabili di sicurezza strutturale, di efficienza energetica e anche di vivibilità dal punto di vista architettonico, urbanistico e sociale”

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