Lighting Design: facciamo luce su chi è il lighting designer
Cosa è il lighting design? Cosa bisogna studiare per essere lighting designer? Facciamo chiarezza su cosa bisogna fare per essere un professionista della luce.
Lighting Design: facciamo luce su chi è il lighting designer
Nella giusta luce, al momento giusto, tutto è straordinario. – Aaron Rose
Penso non ci sia una citazione più azzeccata per introdurre cosa è il lighting design. Dopotutto il lighting design non è altro che l’ideazione e la progettazione di sistemi di illuminazione, per valorizzare e migliorare un soggetto.
Una materia che si è sviluppata con il tempo e che con l’avanzare della tecnologia continua a crescere, trovando soluzioni sempre nuove e intriganti.
È una professione molto richiesta in vari settori, viste le innumerevoli applicazione, partendo dall’architettura e dall’intrattenimento fino al mondo dell’arte.
Ma come si fa a diventare lighting designer?
Per diventare lighting designer non è facile, bisogna studiare molto. Fortunatamente, dati gli innumerevoli settori in cui questa disciplina è richiesta, ci sono altrettanti corsi.
Possiamo citare tra questi il corso di Lighting Design – Progettare la Luce della IED a Firenze, oppure il corso di specializzazione in Lighting Design dell’Italian Design Institute a Milano.
Se invece sei più interessato al mondo del teatro e dello spettacolo, un ottimo corso può essere quello dell’Accademia del Teatro La Scala di Milano.
Sempre a Milano, il Politecnico offre master di Lighting Design & LED Technology.
Ci sono anche volumi che si possono comprare per chi vuole approfondire l’argomento senza intraprendere un corso, come il Manuale di Lighting design. Teoria e pratica della professione. In questo caso sarebbe meglio avere già delle conoscenze almeno nell’ambito architettonico.
Insomma, ci sono moltissime opportunità che si possono prendere in considerazioni. Bisogna solo avere la capacità di capire quale è quello che fa per te. Inoltre bisogna essere pronti a faticare per arrivare alla meta, poiché studiare non basta, bisogna sempre sperimentare e osservare.
La luce diventa strumento per raggiungere un obiettivo più grande, non un mero strumento per “vedere”. Deve trasmettere sentimenti. Non è una diva eccentrica, ma è la musica di sottofondo che arricchisce il contesto.
A volte non ci accorgiamo di questo, proprio perché l’obiettivo del lighting designer è quello di farti assaporare il soggetto illuminato e non lo strumento di illuminazione. Un buon professionista si distingue per queste capacità.
Cosa studiare per diventare lighting designer?
Per imparare a lavorare con la luce, è richiesta una conoscenza profonda di varie materie:
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Illuminotecnica
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Elettronica
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Fisica della luce
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Teoria del colore
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Architettura
Questi sono solo alcuni degli argomenti che vengono studiati nei corsi di formazione. Non è solo questione di creatività. Per usare la luce bisogna conoscerla bene e con lei tutti gli strumenti di illuminazione.
Oltre a questo, bisogna avere grande passione e preoccuparsi di rimanere sempre aggiornato con le innovazioni del mondo dell’illuminazione. Un esempio è l’uso dei LED, ormai entrato preponderatamente nel settore per la sua versatilità e i bassi consumi. Attualmente non puoi non conoscere come sfruttare le lampade a LED nei progetti di light design.
Il lighting designer deve poi imparare a conoscere i software di CAD. Questi programmi permettono di ricreare un ambiente in 3D e farlo interagire con sofisticati algoritmi che riproducono la luce delle varie lampade, così da poter vedere in anteprima come sarà il risultato finale del loro progetto.
In aggiunta a tutto questo, è fondamentale imparare a conoscere come reagisce la luce con i vari materiali e con i volumi degli oggetti. Quando, per esempio, si deve illuminare l’esterno di un edificio, a seconda della struttura e quindi delle dimensioni, ogni elemento dovrà essere illuminato in un certo modo. Inoltre è necessario stare attenti a non creare riflessioni di luce indesiderate, che potrebbero disturbare l’osservatore.
Solitamente, date le numerose conoscenze che bisogna avere, molti intraprendono questa attività dopo aver preso una laurea in architettura, ingegneria o design del prodotto. Questo però in alcuni corsi non viene richiesto come requisito.
Alcune fonti da cui informarsi
Sicuramente la prima fra tutte è l’APIL, l’Associazione Professionisti dell’Illuminazione. È un gruppo di professionisti che si affianca a realtà presenti a livello nazionale e internazionale. Hanno anche un blog dove raccontano gli eventi che organizzano.
Un altro sito che mi sento di consigliare è Luce e Design. Qui puoi trovare molti articoli e hanno anche la rivista cartacea, per rimanere sempre aggiornato sul mondo del lighting design.
Come in ogni ambito, si può imparare molto osservando chi ha più esperienza di noi. Per questo è importante osservare i lavori di altri designer e provare a sperimentare avendo dei modelli da seguire.
Alcuni Lighting Designer da cui prendere ispirazione
L’Italia è terra di artisti e anche tra i designer della luce ci sono molti professionisti che hanno realizzato lavori veramente incredibili.
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Abbiamo Chiara Carucci, pluripremiata lighting designer, che ora vive in Svezia e lavora presso la AF Lighting.
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A Milano troviamo Marco Petrucci, che, tra le altre cose, si è occupato della progettazione illuminotecnica dei Fori Imperiali di Roma.
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All’estero troviamo Motoko Ishii, che è stata una lighting designer giapponese, conosciuta per aver fondato l’Ishii Motoko Design Office, dopo aver lavorato per alcuni anni in Europa.
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Negli USA troviamo Hervé Descottes, lighting designer francese, trasferitosi a New York, dove ha fondato la sua società L’Observatoire International.
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Se ti interessa di più il lighting design nell’ambito teatrale, Valerio Tiberi si è occupato di ideare i disegni luce di moltissimi spettacoli teatrali ed è insegnante del corso organizzato dall’Accademia della Scala di Milano.
Riprendendo quindi la citazione iniziale e interpretandola in maniera molto personale, “i lighting designer, con la giusta luce, rendono tutto straordinario”.