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Edilizia

Nuovo codice appalti: la qualità dell’architettura come un arma contro il malaffare

Nuovo codice appalti: usare l’arma della qualità dell’architettura contro il malaffare, la mafia, la cattiva sorte delle opere pubbliche italiane

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Lettera del Cnappc a Bindi, Cantone, Realacci, Nencini in vista del nuovo codice appalti. Secondo il  presidente del Cnappc Leopoldo Freyrie bisogna usare “l’arma della qualità dell’architettura contro il malaffare, la mafia, la cattiva sorte delle opere pubbliche italiane. È questa la sfida del nuovo codice appalti”.

Un nuovo codice appalti che, in uno stato come l’Italia dove occorrono in media circa 14 anni e mezzo per realizzare le cosiddette “grandi opere”, appare come assolutamente necessario.

Preoccupazione che lo stesso Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, ha espresso  in una lettera aperta alla presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi, ai presidenti dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone, e della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera, Ermete Realacci e al viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Riccardo Nencini.

 

Un architettura di qualità per rilanciare il mercato

 “Il sistema mafioso o anche solo corrotto che inquina gli appalti delle opere pubbliche italiane” ha affermato Freyrie “non prevede la competenza di bravi architetti o di imprese di costruzioni serie: ecco perché si vince il malaffare con la qualità dei progetti, con i concorsi di architettura a cui la ‘ndrangheta non partecipa, laddove i progetti hanno tempi e soldi adeguati agli standard internazionali. Le mafie non hanno problemi né a produrre certificati né a dimostrare volumi d’affari adeguati agli assurdi parametri stabiliti dall’odierno Codice degli Appalti. Il loro tallone d’Achille è la competenza, la professionalità, la cultura”.

 “In Italia, nonostante un crescita nel settore degli appalti pubblici registrata nel mese di settembre” continua Freyrie “ è normale pensare che chi fa il progetto preliminare sia un professionista diverso da quello che realizza quello definitivo, diverso anche da quello cui viene commissionato quello esecutivo, mentre ad un quarto professionista va la direzione dei lavori: come se il progetto fosse un salame da fare a fette, con il bel risultato che nessuno avrà più alcuna responsabilità e le varianti impazzano”.

Un iter cosi diffuso che sembra la normalità ma che nel corso degli anni ha portato a una progressiva decadenza della qualità dei progetti realizzati. Per questo secondo Freyrie, per una ripresa del mercato non si può prescindere da “ Un nuovo codice appalti. Fino a quando,  Governo e Parlamento non decideranno che nelle gare si vince sulla base di criteri di qualità del progetto, non avremo mai buone architetture pubbliche”

 

 

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