PGT Piano di Governo del Territorio Milano, cantieri a rischio
Gli Architetti milanesi fanno appello al Comune e chiedono tempi certi per il nuovo Piano di Governo del Territorio
Gli Architetti milanesi fanno appello al Comune e chiedono tempi certi per il nuovo Piano di Governo del Territorio e, da subito, gli atti per sbloccare i cantieri: “No al limbo normativo, Milano non può fermarsi”. ‘Cantieri a rischio’ è l’allarme lanciato dall’Ordine Architetti Milano. Che sollecita la velocizzazione delle procedure di pubblicazione del nuovo Piano di Governo del Territorio, lo strumento con cui l’amministrazione pubblica disegna e regola l’intero assetto del territorio comunale. “Il Comune ha adottato il nuovo PGT il 5 marzo. Una visione interessante circa i futuri assetti della Milano del 2030. Detto questo, come professionisti che a vario titolo si occupano del territorio (siamo 12.000 nell’area metropolitana), ci sentiamo in dovere di porre all’amministrazione il tema della tempistica”.
Se mancano gli atti, i cantieri di fermano. Dopo l’adozione, il Comune ha 90 giorni per affiggere, per un mese intero, il nuovo PGT, rendendolo pubblico a tutti gli effetti. Poi, seconda fase, al termine dei 30 giorni di affissione, scattano altri 30 giorni per ricevere tutte le osservazioni del caso; infine ha ulteriori 90 giorni per la sua definitiva approvazione.
Il primo problema è che nel periodo intercorrente tra l’adozione e la pubblicazione dell’avviso di approvazione degli atti di PGT si applicano le misure di salvaguardia per gli interventi oggetto di domanda di permesso di costruire, denuncia di inizio attività, ecc., che risultino in contrasto con le previsioni degli atti medesimi. A tale scopo, il Comune deve rendere pubblici gli elaborati del PGT aggiornati con le modifiche apportate in sede di adozione. Ma mancano gli atti, e i cantieri si fermano.
“In questa fase, chi sta intervenendo sul territorio non è in grado di redigere pratiche compatibili con i 2 piani. È in un limbo normativo. E si ferma”. La prima preoccupazione degli Architetti è quindi che gli atti vengano finalmente pubblicati.
La seconda è di carattere più generale. Milano sia da esempio per i tempi.
I novanta giorni – lamentano con forza dagli Architetti milanesi – possono essere rispettati, ma non per forza utilizzati appieno. “Novanta giorni per una realtà dinamica come Milano sono una enormità”, afferma Mazzoleni. “Chiediamo a Palazzo Marino uno sforzo perché vengano completati quanto prima i passaggi che portano all’affissione degli atti”.
L’ultima cosa di cui Milano ha bisogno – conclude Mazzoleni – è lo stop dei cantieri: “abbiamo a che fare con un’Amministrazione comunale attenta alle questioni territoriali che le vengono poste e accorta nel recepire suggerimenti: la speranza è che anche su questo tema, importantissimo per lo sviluppo della città, riesca a dare risposte rapide ed efficaci”.