Qualità delle infrastrutture, maglia nera all’Italia
Per l’OCSE è l’Italia a piazzarsi all’ultimo posto della classifica che cerca di stilare la qualità delle infrastrutture
Secondo il rapporto Ocse “Curbing Corruption, tra i paesi del G7 l’Italia ha la peggiore qualità delle infrastrutture.
Un record negativo che dice tanto sul ritardo italiano nella costruzione e nella manutenzione delle infrastrutture. Scuole, ospedali, strade, autostrade, porti, acquedotti, in Italia si costruisce poco, e delle volte quel poco è costruito anche male, ma soprattutto quel poco risulta afflitto da un ormai cronica trascuratezza.
La migliore qualità complessiva di tutte le infrastrutture è in Germania con un punteggio di 6 su una griglia che va da uno a sei.
La Germania presenta inoltre la migliore qualità delle strade come ben sanno tutti coloro che si sono trovati a percorrere le autostrade tedesche.
Seguono nell’ordine Francia, Stati Uniti, Giappone, Canada e Regno Unito. Fanalino di coda, come si è già detto, l’Italia, sia per la qualità complessiva di tutte le infrastrutture, punteggio inferiore a 4 nel 2012, seppur in frazionale miglioramento rispetto al 2006; sia per le strade, poco sopra 4 punti, sostanzialmente stabile rispetto ai livelli del 2006.
L’Ocse sottolinea inoltre come, a livello globale, circa il 66% dei casi di corruzione sia legato a 4 settori connessi alle infrastrutture:
attività estrattiva (19%)
costruzioni (15%)
trasporti e stoccaggio (15%)
comunicazioni (10%).
La corruzione nelle infrastrutture invece, spiega l’Ocse, agisce su due fronti:
da una parte impedisce una efficiente selezione dei progetti
dall’altra riduce la produttività dell’investimento.
Nei fatti però la corruzione taglia produttività, efficienza e qualità dello stock di capitale pubblico, generando un deficit di produttività che se sommato alle altre problematiche, spesso tutte italiane, porta il bel paese ad accumulare un ritardo decennale nel mercato delle infrastrutture nei confronti delle altre nazione europee.
Caso opposto invece si registra nel caso di investimenti pubblici efficienti, quindi in assenza di fenomeni corruttivi. In questo caso si determina “un aumento della spesa pubblica, una susseguente crescita del Pil e una riduzione del debito pubblico in rapporto al Pil”, spiega l’Ocse.