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Villa La Quiete, verso il recupero del giardino storico

All'interno del percorso di valorizzazione della Villa, affidato al Sistema Museale di Ateneo, particolare interesse ha il recupero del giardino storico, attualmente chiuso al pubblico.

Villa La Quiete, verso il recupero del giardino storico
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All’interno del percorso di valorizzazione della Villa, affidato al Sistema Museale di Ateneo, particolare interesse ha il recupero del giardino storico, attualmente chiuso al pubblico. E’ al centro di un laboratorio che ha coinvolto studenti della Scuola di Architettura.

Entrare nel giardino storico di Villa La Quiete è come solcare l’ingresso di un museo a cielo aperto. Siamo nel giardino di Anna Maria Luisa de’ Medici, colei a cui la città di Firenze deve il suo straordinario patrimonio artistico. Fu lei a volerne la costruzione tra il 1724 e il 1727, avendo scelto La Quiete come luogo dove trascorrere lunghi periodi dell’anno insieme alla Comunità della Montalve. Nella parte ‘formale’ del giardino tutto, o quasi, è rimasto come era nel Settecento.

Sono originali i paramenti lapidei, le vasche per il sistema idrico e i ferri battuti che le circondano, le fasce di guida per la coltivazione dei fiori, i crateri in terracotta, le urne rustiche. Perfino i lecci della ragnaia sono quelli piantati al tempo dell’Elettrice Palatina. Ed eccolo qui il gioiello del giardino: la ragnaia. Si tratta di una struttura arborea di origini antiche, in Toscana ve ne erano molte ai tempi dell’Elettrice – anche il giardino di Boboli aveva le sue insulae vegetali – ma con le trasformazioni ottocentesche se ne sono praticamente perse tutte le tracce. Tranne qui, a Villa La Quiete, dove il mantenimento del sistema originario di potatura dei lecci ha fatto sì che questo esemplare non andasse perduto. Il Sistema Museale di Ateneo è recentemente intervenuto sulla struttura per restituirle il suo aspetto originario: siepi e lecci costituivano delle spalliere verdi fra le quali venivano tese le reti per catturare gli uccelli, attirati nel boschetto dal fresco e dalle piante ricche di bacche.

Il recupero del giardino storico della Villa è un tassello importante del progetto di costruzione del percorso museale della Quiete sul quale è impegnato il Sistema Museale di Ateneo, che ha in concessione la Villa di proprietà della Regione Toscana.

“Il giardino è parte del complesso monumentale in concessione – spiega Angela Di Ciommo, direttore tecnico del SMA – e ha un indiscusso valore storico. È stato vincolato nel 2010, prima della vendita del complesso monumentale alla Regione, e tra i principali obiettivi del Sistema Museale c’è la sua valorizzazione per la restituzione del bene alla città con l’apertura al pubblico”. Difficile però fare una previsione sui tempi dell’operazione: “Per aprire il giardino al pubblico – continua Di Ciommo – bisogna almeno che tutto sia messo in sicurezza e che i paramenti lapidei siano restaurati, anche se purtroppo ci sono elementi quasi irrecuperabili”. È perduto l’affresco Noli me tangere di Sigismondo Betti, mentre è stato messo in sicurezza il gruppo in pietra serena con Gesù e la Samaritana di Giovacchino Fortini. C’è poi la grotta sotto la scalinata, che era decorata con pitture e spugne e arricchita da animali in stucco e in latta di cui purtroppo non c’è più traccia.

Al futuro di questo giardino hanno pensato negli ultimi mesi anche gli studenti del Laboratorio di Restauro del corso di laurea magistrale in Architettura del paesaggio dell’Università di Firenze, guidati dai docenti Tessa Matteini, Giorgio Galletti, Paolo Capretti, Riziero Tiberi e Luisa Ghelardini. Un laboratorio con un approccio interdisciplinare che ha visto la collaborazione tra le Scuole di Agraria e Architettura.

L’obiettivo – spiega la prof.ssa Matteini – è stato quello di effettuare una lettura interpretativa del giardino storico integrato nel suo contesto paesaggistico e nel sistema dei luoghi patrimoniali, con l’intento di promuoverne la conservazione attiva.

Lo sforzo dei docenti è stato quello di trasmettere agli studenti la necessità di uno sguardo d’insieme sul giardino storico, dove la vita della componente vegetale non può essere separata dagli elementi artistici e dal contesto storico.

È l’approccio interdisciplinare del paesaggista – spiega Giorgio Galletti che ha un ruolo di consulenza nel progetto di recupero e una lunga esperienza di lavoro sui giardini storici – l’unico che può salvaguardare un giardino come quello della Quiete, mantenendo il racconto delle fasi che lo hanno attraversato.
Le proposte progettuali e i Masterplan elaborati dagli studenti saranno presentati con una mostra e una giornata di studi che si terranno alla Villa nel corso dei prossimi mesi.

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