“ Apartheid economico sociale” verso gli architetti italiani
Dura presa di posizione del Cnappc e del suo presidente Leopoldo Freyrie a tutela della “dignità” di migliaia di architetti e liberi professionisti
“Ancora una volta si è messo in atto un vero e proprio apartheid economico sociale che esclude milioni di professionisti, “regolamentati” o no: tra essi centinaia di migliaia di giovani talenti, tra cui tantissimi architetti, che ogni giorno sfornano idee e progetti indispensabili allo sviluppo dell’Italia, come peraltro è sempre stato nella storia economica italiana dal dopoguerra, dall’esperienza di Olivetti, per arrivare al made in Italy del design, della moda, del cibo, del digitale.”
Parole dure, quelle con cui Leopoldo Freyrie, presidente del consiglio nazionale degli architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori a scelto di esprimersi in una lettera inviata al Presidente del Consiglio, Mattteo Renzi, al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, e ai Ministri dello Sviluppo economico, Federica Guidi, e dell’Economia, Pier Carlo Padoan, sull’Investment compact.
La legge, che ha scatenato le ire degli architetti modificherà profondamente la disciplina riguardante startup innovative e pmi. Secondo il dettato normativo denominato Investment compact, le politiche di incentivo saranno riservate alle sole società di capitali. Una decisione che escluderebbe in toto il mondo dei professionisti italiani. E infatti riguardo all’Investment compact gli architetti italiani ne chiedono un’immediata revisione, “evitandoci l’odioso atto di ricorrere contro il nostro Paese in sede comunitaria per far valere i diritti sanciti agli articoli 48, 81 e 82 del trattato, come interpretati dalla Corte di giustizia delle Comunità europee”, articoli secondo i quali “si deve considerare impresa qualsiasi entità, a prescindere dalla forma giuridica rivestita, che svolga un’attività economica, incluse in particolare le entità che svolgono un’attività artigianale o altre attività a titolo individuale o familiare, le società di persone o le associazioni che svolgono regolarmente un’attività economica”.
“Non volendo credere ai complotti” ha affermato Freyrie “ci immaginiamo che ancora una volta la visione miope di un mondo “duale” ottocentesco, composto solo di imprenditori e lavoratori abbia la meglio su una visione strategica e globale, in cui l’economia della conoscenza sia centrale, in cui gli “autonomi” con la loro indipendenza, mobilità e flessibilità accendano scintille di impresa e di internazionalizzazione”.
“Nel momento in cui l’Italia dovrebbe implementare i segnali di crescita” ha poi concluso il presidente degli architetti italiani “coinvolgendo tutta la comunità nazionale e l’energia espressa dalle idee dei professionisti, relegarci in un ghetto fiscale da “partita iva” fa male ai nostri redditi, ormai vicini alla soglia di povertà, ma fa malissimo all’Italia che mortifica i suoi talenti migliori”.