Gli open data Inail modello di riferimento per una lettura integrata del mercato del lavoro
Open data Inail. Il sistema progettato dall’Istituto per la condivisione delle informazioni su infortuni e malattie professionali
Open data Inail. Il sistema progettato dall’Istituto per la condivisione delle informazioni su infortuni e malattie professionali utilizzato anche per il primo rapporto annuale nato dalla collaborazione con Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, Istat, Inps e Anpal. Articolato in sei capitoli, lo studio presenta un’analisi armonizzata, complementare e coerente sulla struttura e le dinamiche dell’occupazione nel nostro Paese
La sala polinfunzionale della Presidenza del Consiglio dei ministri ieri pomeriggio ha ospitato la conferenza stampa di presentazione del primo rapporto annuale integrato sul mercato del lavoro in Italia, frutto della collaborazione sviluppata tra Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, Istat, Inps, Inail e Anpal nell’ambito dell’accordo quadro del dicembre 2015.
Poletti: “Gli Open data Inail sono la prima tappa di un percorso da sviluppare e migliorare”. “È la prima tappa di un percorso che punta a offrire una lettura più strutturata, più efficace e più interessante del mondo del lavoro e ci auguriamo che questo metodo possa continuare a svilupparsi e a migliorare”, ha detto il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, nell’intervento di apertura della conferenza, alla quale hanno preso parte anche il presidente dell’Inail, Massimo De Felice, e i presidenti di Istat, Inps e Anpal, Giorgio Alleva, Tito Boeri e Maurizio Del Conte.
Intrecciati gli aspetti congiunturali e ciclici con l’evoluzione del quadro strutturale. Articolato in sei capitoli, che affrontano più tematiche intrecciando gli aspetti congiunturali e ciclici del mercato del lavoro con l’evoluzione del quadro strutturale, il rapporto offre informazioni armonizzate, complementari e coerenti sulla struttura e le dinamiche dell’occupazione nel nostro Paese, che nonostante alcuni chiari segnali di ripresa deve ancora fare i conti con le conseguenze di una recessione profonda e persistente, che ha modificato significativamente la struttura produttiva e i comportamenti individuali.
De Felice: “Necessario arrivare a un insieme di dati coordinato e omogeneo”. “La stesura di questo rapporto ci ha dato un grande impulso tecnico perché abbiamo potuto approfondire relazioni metodologiche tra le varie impostazioni – ha sottolineato De Felice – Questo ci consentirà di arricchire l’insieme dei dati che abbiamo a disposizione per realizzare degli insiemi di analisi sempre più approfonditi”. Per il presidente dell’Inail, “uno dei contributi più importanti di questo lavoro è proprio la cooperazione tra i vari enti coinvolti, perché soltanto attraverso la creazione di un insieme di dati coordinato e omogeneo possiamo raggiungere l’obiettivo di realizzare delle analisi in grado di analizzare i fenomeni da diversi punti di vista”.
Nel 2016 più della metà dei casi mortali è avvenuta “fuori dell’azienda”. Come riportato nel sesto capitolo del rapporto, dedicato all’andamento infortunistico e alle malattie professionali, nel 2016 le denunce di infortunio sul lavoro, al netto di quelle relative a studenti, casalinghe e marittimi, sono state 561mila, in crescita dell’1% rispetto all’anno precedente, mentre rispetto al 2010 la flessione è stata del 27,5%. Gli infortuni riconosciuti sul lavoro nel 2016 sono stati più di 372mila, di cui circa il 21% “fuori dell’azienda”, cioè “in occasione di lavoro con mezzo di trasporto coinvolto” e “in itinere”. Delle 1.091 denunce di infortunio con esito mortale, in calo rispetto alle 1.275 del 2015 e alle 1.491 del 2010, i casi mortali accertati sono stati 616, di cui 332, pari al 54%, avvenuti “fuori dell’azienda”.
“L’obiettivo è arrivare alla realizzazione degli indici di sinistrosità”. “La distinzione tra gli infortuni che accadono all’interno delle aziende e gli infortuni che accadono fuori delle aziende, in occasione di lavoro o in itinere – ha commentato a questo proposito De Felice – è molto importante, perché dal punto di vista delle politiche di prevenzione l’Inail può intervenire soltanto sui rischi presenti all’interno delle imprese”. I numeri presentati nel rapporto, ha aggiunto, “sono assoluti e non ci consentono di approfondire l’analisi, soprattutto nel confronto intertemporale. Il grande sforzo che stiamo facendo, con il contributo degli altri enti coinvolti in questa iniziativa, punta proprio a individuare anche il numero degli assicurati e le caratteristiche degli infortunati per realizzare degli indici di sinistrosità, che ci consentano di valutare in modo coerente gli andamenti intertemporali del fenomeno infortunistico e l’impatto delle politiche prevenzionali sui livelli di rischio nei singoli settori di attività”.
“Grazie ai dati in formato aperto risultati assolutamente trasparenti”. Il presidente dell’Inail ha ricordato anche l’impegno profuso dall’Istituto negli ultimi anni per creare l’architettura degli open data, il sistema che mette a disposizione di tutti – cittadini, ricercatori e imprese – l’insieme dei dati in formato aperto relativi a ogni singolo caso di infortunio sul lavoro o malattia professionale. “Il risultato molto positivo che abbiamo conseguito internamente – ha spiegato – è che tutte le tabelle elaborate per il capitolo di questo rapporto dedicato agli infortuni e alle malattie professionali sono state ottenute dai nostri open data. Ciò significa che si tratta di risultati assolutamente trasparenti, che possono essere verificati anche dall’esterno”. Questo tipo di approccio, secondo il presidente dell’Anpal, Maurizio Del Conte, “deve essere un modello di riferimento anche per gli altri enti coinvolti nella realizzazione del rapporto, perché la condivisione dei dati è fondamentale per la piena comprensione dei complessi fenomeni che riguardano il mercato del lavoro”.